Bolzano – Amsterdam 2023

Alessandro Fantato è “ontheroad” con la sua amata bicicletta che, ad oggi, non ha ancora un nome! Pedala in assetto “cicloturismo” e giornalmente aggiornerà la sua pagina facebook.com/groups/959883655127294, mentre qui terremo traccia della sua avventura!


#12 DAY 05SET – Wageningen

Un paradiso, io non ho altre parole per descrivere l’Olanda ad un ciclista. Questo paradiso quindi va centellinato, lo capisco subito. Mi godo ogni metro, sempre senza meta tanto sono in tabella di marcia, sono rimasti meno di 200 km ad Amsterdam e teoricamente ho tre giorni di tempo per arrivare all’appuntamento con il mio amico americano. Pedalo lento su nastri rossi perfetti che costeggiano strade, si addentrano in foreste ed attraversano rotatorie ed incroci dove le auto si fermano per farti passare. Sulla pista c’è un mondo in bicicletta. Tantissime le cargo bike guidate da mamme che portano in giro due o tre bambini. Gente di ogni tipo, moltissimi gli anziani. Si percepisce immediatamente che a seconda della fascia d’età la bici è mezzo di spostamento, mezzo di svago, strumento di lavoro, sempre e comunque sostituto della macchina, E sono tantissime le biciclette, un fiume. Veloci, sicure. Bisogna fare attenzione. IL ciclista sud europeo deve capire subito che è lui finalmente i padrone della strada. Le macchine si fermano, rallentano, anticipano il tuo passaggio rallentando, inchiodano se serve e deve anche capire che qui, il traffico, sei tu, non le macchine. Quello che cambia è che bisogna adeguarsi al flusso per cui andare lenti non sempre va bene perché si ostacola questo flusso continuo. Agli incroci bisogna arrivare preparati perché la ciclabile ha una segnaletica orizzontale identica a quella che noi, preistorici della bici, conosciamo per le auto. Troveremo quindi la ciclabile che si divide e che avrà una corsia di inserimento sulla destra se uno deve girare a destra oppure attraverserà l’intera rotatoria senza segnali di stop sede con precedenza oppure avrà dei triangoli che indicano che in quel punto ha precedenza la macchina che arriva da destra (solo nelle rotatorie sulle strade principali). Anche la segnaletica verticale va imparata. Si arriva alo stop e c’è il semaforo per i ciclisti e quello per i pedoni. Se c’è solo quello per i pedoni il ciclista può sempre passare, precedenza costante a rimarcare che quando tornerai in Patria te la sognerai una cosa del genere. Di fianco il semaforo per il pedone che invece, essendo più lento dovrà rispettare altri tempi di attraversamento. Insomma un mondo a parte che richiede attenzione perché il rischio è di sbagliare qualcosa venendo investiti, più facilmente da una bici piuttosto che da una macchina, ma comunque con quel sorriso ebete che contraddistingue il ciclista sud europeo appena sbarcato nel paradiso dei ciclisti. Attraversando campi, fattorie, canali, distese di fiori e rotatorie, ognuna chiedendosi perché non possa essere così anche da noi, arrivo a Wageningen che scopro essere un luogo storico. Siamo nella zona olandese nella quale gli alleati ebbero difficoltà ad avanzare verso la Danimarca a nord est. Il fronte si fermò da queste parti per qualche periodo ed infatti trovo diversi cimiteri di guerra. Li visito tutti. Un omaggio dovuto a quei ragazzini morti per tutti noi. A Wageningen, nel centro storico, dormo nell’hotel nel quale i tedeschi si arresero all’esercito Olandese e faccio colazione proprio nella sala dove avvenne la firma della resa. Dopo cena passeggio per il centro scoprendo una cittadina piena di giovani. Non serve più dirlo, vero? Sono tutti in bicicletta.

Fantato Alessandro: Bolzano - Amsterdam


#11 DAY 04SET – Finalmente in Olanda

Parto con comodo, sul navigatore la meta è Amsterdam che non raggiungerò certo oggi ma da oggi andiamo a sentimento. Voglio godermi ogni chilometro, ogni vista, ogni sensazione e parlare con quelli che incontro. Non mi interessa dove arriverò questa sera, la direzione è quella, verso Amsterdam, poi vedremo. Ciclabili e solo ciclabili, il panorama è piatto, pale eoliche unico riferimento a superare l’orizzonte per noi abituati alle montagne, diventano un punto cardinale verso il quale pedalare perdendosi nelle campagne, attraversando fattorie, fermandosi a guardare animali, parlando con quale passante. Nell’ultimo paesino della Germania arrivo che è pomeriggio, c’è una bellissima piccola piazza piena di gente e senza nemmeno una macchina (ma era da tempo che non vedevo macchine nei centri urbani). Nel rito non voluto ma nato spontaneamente nel viaggio cerco, immancabile, la gelateria Italiana e la trovo. E’ di una famiglia calabrese. Il cameriere mi prende in simpatia ed iniziamo a parlare fino a quando non realizza che sono arrivato fin lì in bici, quasi dall’Italia. E’ incredulo, continua a guardare me e la bicicletta alternando gli sguardi ad una serie di minchia che mi rendono felice. Gli chiedo informazioni sul confine e su quale città ci sia dopo e se si trovi alloggio. Mi dice che il più vicino paesino olandese è Arsen o Arcen, comunque quello lì e così decido che sarà quello la meta. Prenoto tramite Booking l’hotel e mi rimetto in strada. Con il sole che ha superato lo zenit e che si infila nel filare di alberi che costeggia la ciclabile pedalo in leggerissima salita fino al cartello che mi indica l’Olanda ad un chilometro. Aumento la cadenza, felice. Alla fine del rettilineo l’Olanda arriva con un piccolo cartello sulla destra e la ciclabile che diventa un nastro rosso. Rimarrà così, un nastro rosso per il 90% dei restanti chilometri fino ad Amsterdam. Quel nastro rosso è il riscatto di noi ciclisti del sud Europa. Si impara quasi con riluttanza e sicuramente timore che su quel nastro rosso si ha precedenza su tutto e su tutti, incroci compresi.
Dopo il confine la strada che era in pianura praticamente da dopo Colonia scende anche in maniera decisa. Paesi Bassi, deve essere per questo che si chiamano così. Scendo ed in pochi chilometri arrivo ad Arsen che è un paesino piccolissimo e bellissimo con una piazzetta piena di tavolini e gente che già sta cenando (non sono nemmeno le 18). Il mio Hotel è proprio lì al centro. Chiedo se sia possibile mettere la bici in un luogo sicuro. Il proprietario mi guarda quasi senza capire, poi sorride e mi accompagna sul retro, in garage, dove mi dice di mettere la mia bici dove voglio, dentro ce ne saranno altre trenta.


#10 DAY 03SET – C’è differenza qua!

Di bici parliamo iniziando da due fotografie. Prima fotografia: Koblenz, albergo in centro prenotato su Booking, alla reception due tedesche dalla faccia tedesca che con freddezza tedesca dopo aver verificato il pagamento andato a buon fine per 200€ mi dicono che per la bici posso provare a parcheggiarla in stazione. Seconda fotografia: Köln alberghetti da 70€ a 100m dalla cattedrale. Alla reception un ragazzo di Baku, Arzebaijan. Si fa in quattro per sistemare la bici e pur avendomi trovato un ottimo posto nello scantinato capisce che sarei contento se potessi portarla in camera, ma è preoccupato non di eventuali danni ma del fatto che la camera è piccola. Andiamo in camera, provo, ci sta perfettamente, sono contento ed in lui traspare contentezza dovuta alla mia contentezza. Nella fotografia uno, sarete curiosi, alla fine si vede un povero ciclista che dopo 100 km se ne fa altri 5 in giro per stazioni ferroviarie cercando di capire se esista uno di quei depositi sicuri, non li trova e torna in hotel dalle due tedesche e ci torna incazzato perché ritiene che il fatto di non poter accogliere una bici vada indicato chiaramente nel sito dell’hotel. Le tedesche confabulano e mi aprono la porta del deposito bagagli proprio dietro la loro postazione. Una stanza ampia dov’è ci starebbero 10 biciclette. Mi pregano di tirarla fuori al mattino cercando di spiegarmi le terribili conseguenze alle quali andrebbero incontro se la cosa si sapesse. Ad ogni modo al mattino le lascio e dopo aver attraversato una zona industriale in una domenica mattina deserta mi ritrovo in breve sul l’argine del Reno. Pedalo facendo considerazioni sul fatto che sia arrivato quasi alla mia meta da Innsbruck avendo percorso su strade statali aperte alle auto non più di 10 km in tutto (e mi sto tenendo largo) e quei 10 km erano comunque su viabilità locale con limite velocità a 30 km/h attraversando zone residenziali dove le macchine incrociate si fermavano comunque per lasciarti il maggior spazio possibile. Ecco riflettevo su questa cosa, su differenza tra le nostre piste ciclabili intese come svago domenicale limitato nello spazio ed anche limitato come utenza, e le loro piste ciclabili parte di una rete globale che a questo punto credo copra tutta la Germania se dall’Austria all’Olanda la situazione è questa. E limitato, da noi, ad una certa utenza perché quello che si vede qui non è quello come da noi. Qui ci sono moltissime coppie settantenni con borse e set da viaggio in bici che fanno viaggi e non ho il coraggio di chiedere da dove a dove perché magari viaggiano più di me. Hanno la loro bella e-Bike e la usano non solo per andare a prendere il gelato. Una situazione che da noi, almeno per quello che conosco io, non esiste. Ma del resto quando hai la sicurezza di non essere investito se non da un’anatra che ti passa d’avanti la prospettiva, anche a 70 anni, può cambiare. Vabbè fatte tutte queste considerazioni sono arrivato a Colonia e senza fatica ma anzi riuscendo anche a spingere più di ieri e più di ieri l’altro. Ma vuoi vedere che questa cosa dell’allenamento alla fine ha un senso? Mi mancano solo 250 km ad arrivare e quel “solo”, che non avrei mai usato dopo la prima tappa di questo viaggio, è conseguenza di come cambia la gamba, anche in uno non allenato come me, dopo qualche giorno. Ed è un bel cambiamento. Da domani non ho mete, nel senso che devo modificare le tappe se riesco per arrivare ad Amsterdam giovedì nel pomeriggio, così da cenare con un carissimo amico che vive negli States e che è ad Amsterdam per lavoro fino a venerdì mattina.


#09 DAY 02SET – Ieri 100 km e mi è sembrata stranamente facile

Arrivato a Mainz non ero stanco e ne ero stupito. Poi sono usciti tutti i malanni da pioggia assorbita per cinque giorni e con un discreto raffreddore e credo anche febbre (ma basta non misurarla in fondo) non ho chiuso occhio. Meno male che ho portato un libro e mi sono tirato scemo a leggerlo fino a quando non sono crollato. La mattinata successiva è iniziata sulle sponde del Reno dove c’era mercatino dell’usato … e meno male che sono in bici; poi una coppia di non so cosa ma credo francesi che mi hanno tirato per diversi km. Freddi però, asociali, nelle soste ai semafori una fredda risposta al saluto e poi via per la loro strada, che era la stessa mia ed infatti li ho ritrovati a far colazione ad un bar lungo l’argine una ventina di km più avanti. Mi sono seduto al tavolo di fianco ma perché avevo voglia di un caffè e perché no anche di fare due chiacchiere e conoscerli. Nulla di nulla si sono alzati e sono ripartiti senza dire nulla. Li ho incrociato di nuovo intorno al sessantesimo km ma a quel punto ho lasciato che facessero la loro strada che tanto erano anche più veloci. La ciclabile del Reno è uno spettacolo da Ninghen am Rhein fino a Bacharach (avrà a che fare con Burt?) poi si affianca alla statale ed è meno interessante anche se sempre bella. Mano mano che i km avanzano, cresceva la voglia di prendere il battello e farmi portare a Koblenz via fiume, ma mi sembrava di barare ed allora giù a pedalare soffrendo con i km che alla fine non passavano mai e siccome ero cotto 10 km prima di arrivare ho prenotato uno degli hotel più bello proprio in centro. La sorpresa è stata che una volta arrivato le gentili signorine della reception non hanno voluto sentire ragioni per poter mettere la bicicletta da qualche parte per cui, su loro suggerimento, scaricata la bici sono ripartito per la strada in ferroviaria dove secondo loro avrei trovato uno di quei parcheggi bici con i box, iper sicuro. Sarà stata la stanchezza ma io non ho trovato nulla e di stazioni ne ho girate due. Tornato in hotel anche abbastanza incazzato si devono essere commosse, sicuramente sembravo uno straccio prossimo al collasso e in gran segreto me l’hanno fatta parcheggiare nel deposito bagagli dietro la reception. Ci voleva molto? A volte per rendere il mondo migliore basterebbe solo un pizzico di empatia. Ora mi godo il fresco ed un Antico Toscano in una piazza piena di vita ,poi mi fiondo a letto. L’Olanda è sempre più vicina e sta cosa mi piace un sacco.


#08 DAY 01SET – Venerdì mattina

Settimo giorno di viaggio. Quinto giorno di pioggia. La motivazione c’è. Devo trovare la forza di volontà. Credo una serie di bestemmie nel preparami a pedalare in modalità palombaro possa aiutare. Ci aggiorniamo sulla strada per Mainz, che poi sarebbe Magonza, (Magdeburgo è un’altra mi fanno giustamente notare) . Buona giornata e salutatemi il sole.


#07 DAY 31AGO – Oggi giornata dura

Oggi giornata dura malgrado la tappa fosse corta, 66 km. Boh sarà stato il vento contrario costante, la temperatura mai estiva, le strade interrotte da lavori ma insomma oggi non vedevo l’ora di arrivare. E sono arrivato in una stupenda Hidelberg dove non ero mai stato. È veramente bella e piena di vita. Ma a metà strada mi sono imbattuto in un museo della tecnologia, più o meno; aerei, macchine moto, mezzi militari. Non avevo mai visto così tante divise naziste vere e in un allestimento, un vagone di “quei” vagoni, mi ha fatto sentire a disagio. Anche oggi dal punto di vista rispetto dei ciclisti la Germania mi ha lasciato a bocca aperta. La novità oggi è una strada a scorrimento veloce alla quale è stata presa un’intera corsia e dedicata a pista ciclabile e ben protetta da un muro. Se guardate nelle foto si vede bene la linea bianca che prima della conversione in ciclabile era la linea laterale della carreggiata. Fantastico no? Da noi non lo vedremo nemmeno tra 50 anni. Ora vado a mangiarmi una pizza che ho bisogno di carboidrati.


#06 DAY 30AGO – Finalmente zero pioggia

Partito con cielo scuro ed umidità. Oggi poco più di 90 km alla fine, la maggior parte sulle sponde del fiume Neckar che domani confluirà nel Reno. E lungo il Reno salirò fino a Colonia per poi puntare ad ovest verso l’Olanda. Oggi quindi piste ciclabili e vigne a perdita d’occhio su ripidi terrazzamenti come quelli della Valtellina. Ma il fatto delle piste ciclabili ormai non è più una novità mentre non finisco di stupirmi quando le piste ciclabili sono ricavate sulla viabilità normale. Non è raro quindi trovare una strada che da noi sarebbe a due corsie comode ridotta ad una corsia larga per le macchine mentre l’altra corsia è diventata pista ciclabile. È anche normale che la segnaletica del tratto ciclabile segnali alle auto che si immettono dalle laterali che lì c’è un passaggio bici e che quindi devono dare la precedenza. Se penso alle nostre ciclabili che terminano ad ogni immissione per poi riprendere sul marciapiede opposto … Poi ci sono le “strade ciclabili” e sono delle vie dove in mezzo alla carreggiata ci sono enormi segnali che dicono che quella è una strada ciclabile, le auto sono ammesse ma ovviamente sono su territorio non loro, sono ospiti e quindi devono comportarsi di conseguenza e solo per raggiungere le abitazioni e le attività commerciali, non per il normale transito. Un paradiso per i ciclisti. Ed infatti si incontrano una varietà di ciclisti che vanno dall’agonista in allenamento alle famigliole di settantenni che con la loro assistita magari si fanno il week end tra una città e l’altra e questi li ritrovi freschi e sorridenti in cima alla salita dove tu hai appena sputato sangue, seduti all’area di sosta che bevono qualcosa pronti a ripartire. Ecco a proposito del bere quello che manca è il rifornimento d’acqua. Non esistono fontanelle, punto di rifornimento, nulla di nulla. Se si vuole riempire la borraccia bisogna chiedere a qualcuno. È così da quando ho lasciato i paesini a sud di Monaco. Lì bene o male ogni paese aveva la sua possibilità di rifornire. Abbigliamento: santi manicotti, mai più senza. Anche sotto la giacchetta antipioggia evitano di avere addosso il bagnato. Sovra-pantaloni antipioggia, non volevo portarli e senza avrei dovuto comprarli strada facendo. Lo stesso dicasi per i copri-scarpe e pensa che pedalo con i sandali.


#05 DAY 29AGO – Oggi tappa lunga

Oggi tappa lunga, per me, 87,9 km con un dislivello stranissimo, la seconda metà è tutta discesa e siccome sto scrivendo da un posto strano a metà percorso, una volta ripartito mi aspetto tutta ma proprio tutta discesa. Dormito in un bell’albergo vista mercato che questa mattina ha iniziato ad allestire le bancarelle presto. Per fortuna dormivo pesantemente e non mi sono accorto di nulla. Terzo giorno di pioggia. Questo sì l’ho sentito e lo sento. Il primo giorno si rimane sorpresi, il secondo si affronta con onore, il terzo inizia a pesare. Ma le gambe iniziano anche a girare meglio malgrado l’appiccicaticcio dei pantaloni antipioggia e l’umido dei piedi. I chilometri scorrono in un paesaggio che alla fine è però tutto uguale una volta lasciate le Alpi alle spalle. Su e giù su dolci colline affogate nella foschia, odore di stalle, stradine tranquille, ciclabili ed una viabilità ciclabile che stento a credere possa avere rivali al mondo. Paesini dove regna sovrana la famiglia del Mulino Bianco in versione tedesca, gruppetti di bambini accompagnati da maestre a passeggiare lungo queste ciclabili in aree verdi didattiche e sotto la pioggia che se lo facessero da noi ci sarebbe sicuramente un’infuocata chat whatsapp che rovinerebbe per sempre le suddette maestre. Il paradosso è che non si trova acqua. Non esistono fontanelle o simili o per lo meno lasciato Lenggries io non ne ho più trovate. Di acqua ce n’è anche troppa: ruscelli, torrenti, laghetti, addirittura giochi didattici con l’acqua in un parco vicino ad un lago ma di fontanelle nemmeno l’ombra. Ora a metà strada ho trovato una vecchia installazione industriale riconvertita a ristorante ed ho fatto il carico di carboidrati e grassi. Del resto mancano 45 km, non potevo senza aver assunto appunto carboidrati e grassi, lo dicono quelli bravi.


#04 DAY 28AGO – Lunedì, cambio rotta

Secondo giorno di pioggia ininterrotta. Lascio casa di Jörg abbastanza presto. Piove ovviamente ma questa volta il calzino pesante sotto il sandalo sotto il sovrascarpe sotto i sovrappantaloni mi fanno una sovraimpressione di fiducia e tepore che stranamente non si dissolve al primo semaforo. Ho qualche problema con il Garmin perché ho caricato la rotta ma lui ti chiede se vuoi andare al punto di partenza. Ma sei deficiente? Con sta pioggia portami veloce ad intercettare la rotta e via andare che altrimenti l’equipaggiamento non tiene. Ma alla fine riesco a mettermi in rotta anche se devo fare qualche deviazione per lavori. Il percorso, 45-50 km credo, sono tutti su ciclabile, quelle belle al bordo strada, quelle che potremmo fare anche noi, perché di strade dove si potrebbe confiscare una striscia di terra e asfaltarla ne abbiamo anche noi. È solo una questione di cultura. Ad ogni modo vado via spedito, vabbè spedito … per quanto io riesca ad andare spedito. Fatto sta che 10 km prima del fine tappa arrivo qui a Günzburg e ne rimango affascinato per cui cerco un albergo proprio in centro, doccia calda, piedi sotto il piumino e per oggi va bene così. Note a margine: la gamba gira meglio, i chilometri li sento meno e paradossalmente mi è pesato abbastanza fermarmi dopo soli 50 km, sono rimasto indeciso fino a quando il centro di questo borgo non ha deciso per me. Va bene così. Abbigliamento: ho comprato dei guanti in pile perché quelli senza dita servono a nulla col vento e l’acqua. Ho comprato anche una specie di pile da usare mentre pedalo, così da avere asciutto e caldo ogni volta che mi fermo. Sta cosa sto vedendo che è essenziale. Se ci si ferma anche per poco, avere una cosa che ti scalda aiuta un sacco. Poi ripartire rimettendosi la roba umida e fredda è come fare un tuffo in piscina gelata, ma alle prima pedalate il disagio passa. Se su questo tema avete consigli sono bene accetti. Astenersi donne con sindrome da crocerossina o con disturbo da mamma H24. Accetto solo pareri professionali da parte di chi pedala, col freddo e con la pioggia. Ah ecco sì dimenticavo, messaggio per gli addetti ai lavori: il bikepacking è una cagata pazzesca da modaioli. Il manubrio se lasciato al suo destino oscilla, e credo bene, con tutte quelle robe attaccate (ed ora spazio a chi mi dirà: eh ma devi bilanciare gne gne gne … bilanciare una beata sega). Due belle borse dietro, quando si arriva si staccano e si portano in camera senza mettersi su a fare un cinema cercando cose in mille tasche. Ste minchia di mode, quando tutto è già stato provato e riprovato. Al limite se uno vuole andare senza borse vada per la borsa sotto la sella e quella a telaio ma non mi dite che ci andate in giro per 15 gg perché non ci credo.


#03 DAY 27AGO – Partito da Innsbruck

Sto per arrivare ad Augusta, Augsburg. Da questa mattina sono 48,69 km tutti sotto la pioggia. Ora mi sono fermato un attimo sotto una tettoia a scaldarmi ma comunque manca poco. Oggi basta così. Anche perché da Augusta ho deciso di puntare dritto ad Amsterdam lasciando perdere il museo di Heinz Stucke a ovest di Berlino. Prevista pioggia fino a mercoledì.


#02 DAY 26AGO – Partito da Innsbruck

I primi 25 km sono di pura goduria ciclabile sia su tratti asfaltati sua su gravellosi sottobosco. Nemmeno un metro su statale. È il fondovalle del fiume Inn e continuando si arriva a Kufstein e poi a Monaco. Dopo 25 km però si deve salire all’Achensee per cui a Wiesing si abbandona il paradiso della pasticceria ai piedi della salita e inizia l’inferno. Una salita che non è lunghissima ma con la bici carica è dura, molto, e mentre sei lì a sputare sangue domandandoti se esista in commercio una corona ancora più grande, ti passano con disinvoltura coppie di anziani in e-bike così le domande diventano due: esiste una corona più grande della mia? Perché non in e-bike? Poi a metà salita si sente provenire dal bosco un rumore strano, una specie di martelletto ritmico e poco dopo passa un trenino a cremagliera. Sono sicuro che parte dal fondo valle per salire al lago, non ho indagato. Potrebbe comunque essere una validissima alternativa alla salita nel bosco. Si arriva al lago in compagnia di tutti i santi che lungo la salita sono stati nominati e si torna su ciclabili questa volta frequentatissime, siamo sulla sponda del lago e la manteniamo per chilometri. Un lungo-lago decisamente vacanziero e pieno di gente che lascia di nuovo spazio alla natura senza urla solo a fine lago dove inizia la discesa verso Lenggries e sono 30 km di discesa tutta su ciclabile in gran parte nel bosco anche se vicinissima alla strada. Arrivo abbastanza stanco con il rumore del temporale in lontananza e una piacevole pioggerellina che lo anticipa. Lenggries è un paesino dove si trovano delle locande, io mi sono fermato alla prima ma forse facevo meglio a cercare di più perché mi sono accontentato di una soffitta calda al terzo piano. La Wienerschitzel con patate e birra ha compensato i tre piani di scale e una bella passeggiata serale per il paese con visita alla gelateria Cortina, la cui proprietaria è di Auronzo, ha concluso la serata. Cose che ho portato e che oggi ho trovato utili: il bicchiere pieghevole che avevo comprato per i trail quando avevo velleità di corridore lento. Altro che tazza attaccata alle borse che fa tanto globe-trotter ma che ingombra e si sporca.


#01 DAY 25AGO – Il giorno prima del primo giorno

Giorno prima del primo giorno. Ho meno ferie del previsto, o per lo meno così era fino a qualche minuto fa, per cui quando ho saputo di avere meno ferie ho studiato la situazione e per non rischiare di non arrivare ad Amsterdam ho deciso di fare il Brennero in treno guadagnando così poco più di un giorno. Ho pensato che la valle che porta al Brennero la conosco a memoria per averla fatta con tutti i mezzi tranne bici, treno e camion … per cui alla fine non mi perdo nulla paesaggisticamente e in più evito la prima salita ché “#hounacertaetà“. Ecco l’ho detto io prima che me lo diciate voi … eh ma così non vale, eh ma allora bluffi. Ok vi confesso che ho la coscienza sporca e non sono contentissimo, perché insomma partire dall’Italia ha un altro sapore. Però sticazzi. Così mi godo di più il resto del viaggio che è tutta una scoperta e magari arrivo ad Amsterdam avendo più tempo per godermela senza dover correre in stazione per tornare indietro. Amen. Il Brennero lo farò in un week end lungo, tanto è dietro casa; il week end in bici ad Amsterdam invece mi riesce più difficile.