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Quando inizia un viaggio? Forse la risposta più scontata, magari la più corretta, è che un viaggio inizia nel preciso istante in cui si controlla per l’ultima volta se si hanno con sé tutti i documenti, se l’alimentatore per il cellulare sia davvero nella borsa e, finalmente, ci si lascia la porta di casa (l’avrò chiusa bene?) alle spalle.
O forse il viaggio inizia quando, ad esempio, ti chiedono: chi ha voglia di partire in bicicletta in direzione Trieste nel ponte del 25 aprile?
Ecco, per me il viaggio è iniziato proprio in quel momento. Tre settimane, un mese, non ricordo esattamente, ma prima, tanto prima di quel 25 aprile.
Non ci ho pensato su molto e ho risposto: presente! E da quel momento sono iniziati i dubbi; una montagna di dubbi!
Cosa mi dovrò portare via? Mi servono delle borse laterali per la bici o basta quella sotto sella (comprata e mai usata)? Si, ma le borse richiedono un portapacchi e la mia bici non ce l’ha. Lo compro, dov’è il problema? Si, ma quale …
E questa è solo la parte più semplice da gestire perché, quella davvero tosta, è tutta nella mia testa. Sarò capace di pedalare per 300km in tre giorni? E se poi mi viene male al solito ginocchio destro? Cavolo, mi è pure venuto fuori un dolore nuovo al piede destro. Alla mia età vanno tutti in accumulo e non se ne risolve uno. Ma come è successo? Non mi ha mai fatto male, o almeno non di recente. Provo qualche giorno con il ghiaccio o magari con qualche pomata; speriamo bene.
E il sedere? Chissà che male farà stare in sella per così tante ore. Mannaggia a me! Perché non ho comprato il pantaloncino “top di gamma” della OLTRE Team?
In quanti saremo a partire? Di sicuro in due. Poi forse ci sarà qualcun altro, ma devono confermare. In quattro? Forse in sei, o magari di più ancora.
Io non sono di tante parole e mi sentirei più tranquillo se fossimo pochi. In questo modo nessuno si accorge se mi estraneo, se penso a gestire le energie (e i dolori) e non sono tanto di compagnia. Questo mi metterebbe un po’ più tranquillo durante il viaggio.
Ancora non so cosa portare con me come vestiario. Mi tornano in mente le parole di un’amica: “porta con te meno di quello che pensi“. Ok va bene, ma io un paio di magliette e di calzini in più nelle borse ce li metto comunque.
Così passano i giorni e il viaggio diventa il mio pensiero fisso. Forse non si dovrebbe dire e ancor di più mettere per iscritto. Ma ci penso anche durante l’orario di lavoro. Sempre, sempre, in tutti i momenti della giornata e, ogni tanto, anche di notte … se mi sveglio il pensiero va a lui, al viaggio.
Ok, ho deciso. Tiro il pacco e non vado. Mi invento una scusa. Quando desideri troppo una cosa e la sogni all’infinito, poi non è mai come l’avevi immaginata e rimani deluso.
Sì Stefano, lascia stare. Non sei fatto per certe cose. Non hai mai fatto sport! Che cavolo ti passa per la testa di fare un viaggio in bicicletta? Continua a leggere i libri dei viaggi in bicicletta fatti da altri (quelli della Rita: ho quasi finito il terzo e ho già il quarto che mi aspetta sullo scaffale di casa). Viaggia con la testa, il corpo lascialo sul divano.
Eh no! Io, non ci rinuncio! Ci voglio provare perché è il “mio” viaggio. E poi ormai ho comprato le borse e pure due portapacchi. Due modelli diversi, perché non ho mica idea delle caratteristiche che deve avere. Non so neanche se sono capace di montarlo, a dirla tutta.
Vabbè, per farla breve il 25 aprile si avvicina. Pochi ma buoni, bene!!! Così posso starmene in disparte. Ma a pensarci bene, loro hanno già fatto altri viaggi in bicicletta e anche ben più lunghi di questo in programma. Sono sportivi, corrono a piedi, vanno in montagna … riuscirò a stargli dietro? Lo sapevo che dovevo rinunciare. Mi mancava giusto questo per alzare ancora un po’ il livello di ansia!
La bici è a posto, il portapacchi e le valigie sono montati e ora non resta che fare qualche giro di collaudo per capire se l’insieme … “sta insieme“.
Urca, le sensazioni sono buone. La bici è pesante e ti costringe ad andare piano (non che di solito io sia in grado di portarla alla velocità della luce), ma questa è la cosa bella: hai ancora più tempo per guardarti in giro e in questo sì, modestia a parte, io sono un campione!
Per me andare in bicicletta vuol dire guardarmi attorno, gustarmi il paesaggio, andare alla ricerca dei dettagli nei posti che frequento, velocemente e distrattamente, tutti i giorni. Scoprire un capriolo ai confini del bosco, l’emozione pazzesca di vedere una poiana in volo o ancor di più di trovarla appollaiata su di un ramo, magari non tanto distante da me.
Spero di avere le energie sufficienti e un minimo di lucidità per guardarmi attorno anche durante il viaggio.
25 aprile: si parte! Piove; partenza rimandata. L’appuntamento previsto per le 6:30 è stato posticipato alle 10:00. Meglio così parto con calma da casa, direttamente con la bicicletta e non ho neanche bisogno di caricarla nell’auto. Il mio viaggio deve essere così, con partenza e arrivo in bicicletta direttamente dall’abitazione. Voglio salutare casa non sapendo cosa mi aspetterà e poi voglio tornare dicendo “ce l’ho fatta!”. Sì, se ce la faccio, perché ancora non lo so se ce la farò.
Mezz’oretta abbondante di strada sotto la pioggia, con tanto di tappa in galleria per fare l’ultimo aggiustamento all’altezza della sella (metti mai sia quella la causa del dolorino al ginocchio e magari con un pò di fortuna risolvo al volo), ed eccomi al punto di ritrovo.
Ci sono quasi tutti, ne manca solamente uno. Già, pare che sia sempre in ritardo!
Vabbè, intanto non abbiamo nessuna fretta. Sembra tutto così distante, irreale. Davvero stiamo partendo per un viaggio in bicicletta? No, non può essere. Un paio d’ore e sarò di nuovo a casa, come nei miei soliti giri in bicicletta nel fine settimana.
Passano i minuti, dieci o quindici o forse anche di più, e poi ecco che si vede apparire un ciclista che viene verso di noi. Sì, è lui! Arriva e ci sgrida perché siamo in ritardo e ci sprona a partire (spoiler: questa situazione si presenterà in molte altre occasioni durante il viaggio, ma ci farà sempre divertire e non ne faremmo mai a meno).
Via, andati. Si procede a velocità moderata, nessuna fretta, nessun record da infrangere e poi sta ancora piovendo (la pioggia sarà nostra compagna per tutta la giornata). Godiamoci la magia del viaggio.
Perché continuo a canticchiare la colonna sonora di Top Gun? Non quella sdolcinata, sia chiaro, ma quella che si sente quando Maverick sfreccia a mille con l’F14 Tomcat. Chissà se gli altri mi sentono cantare. Penseranno che sono matto … comunque a posto con la testa non sono.
No, il viaggio non ve lo racconto tutto e me lo tengo per me. Sono fatto così e le cose, belle o brutte che siano, le custodisco con gelosia.
Questo sì ve lo posso dire: è stato bello! Più bello di quello che avevo desiderato e immaginato. Un lungo sogno durato dal 25 al 27 aprile. Vissuto tutto “a cuor leggero” e che ricorderò sempre con tanta nostalgia.
Ho davanti agli occhi un momento del venerdì. Tardo pomeriggio, non pioveva! Due del gruppo erano andati avanti ed io mi ero fermato ad aspettarne un’altro che stava facendo delle foto. In quel momento, da solo, mi sono sentito libero e in pace con me stesso. Io, si io, con le mie gambe, la mia bici e le mie borse traballanti. Ero arrivato in un posto bellissimo, con una luce fantastica e dei colori spettacolari. Lontano 100km da casa. Non ho idea di dove fossi, ma per me è stato il posto più bello del mondo! Quando è arrivato, gli ho detto: “dai che andiamo a chiudere” (termine ciclistico, si usa nelle corse, per dire che sì va a bomba per raggiungere quelli che sono davanti in fuga). E siamo partiti alla massima velocità che le nostre forze ed energie ci hanno concesso e … mi sono sentito leggero come un bambino.
Forse il viaggio è prima di tutto nella propria testa, non serve andare dall’altro capo del pianeta, in terre lontane!
Forse basta avere la forza, magari un pizzico di follia, di prendere la bicicletta e di uscire di casa verso una meta qualsiasi.
Bisogna avere la voglia, l’urgenza di vivere un sogno!
(testo di Stefano Di Tommaso)